Con la riduzione dei tassi d’interesse che comprime i margini di interesse e diminuisce l’attrattiva dei titoli di Stato, le banche italiane stanno intensificando gli sforzi per indirizzare i risparmiatori verso prodotti d’investimento con commissioni più elevate. Questo avviene dopo che molti risparmiatori si sono rivolti ai BTP durante il periodo di stretta monetaria.
Secondo Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, le commissioni potrebbero rappresentare fino al 40% dei ricavi nei prossimi anni, rispetto all’attuale un terzo, a seconda di quanto la riduzione della forbice tra i tassi sui prestiti e il costo dei depositi influenzerà il margine di interesse. Sia UniCredit che Intesa Sanpaolo hanno registrato un incremento delle commissioni nel primo trimestre, indicando che i piccoli risparmiatori potrebbero essere pronti a diversificare dopo l’atteso taglio dei tassi della BCE a giugno e in previsione di un ulteriore allentamento.
Luca Penna di Bain & Company ha dichiarato che tutte le banche stanno cercando di trasferire parte degli attivi amministrati in attivi gestiti, dove i ricavi sono naturalmente superiori. Con i tassi dell’Eurozona ai massimi degli ultimi venti anni, gli italiani hanno investito 114 miliardi di euro in titoli di Stato, aumentando la quota delle attività finanziarie familiari al 5% a fine 2023.
Intesa Sanpaolo ha creato un comitato per incrementare le commissioni e raggiungere un aumento a due cifre dei ricavi da asset management e consulenza. La banca monitora il valore dei portafogli dei titoli di Stato dei clienti per individuare il momento migliore per la loro vendita, proponendo alternative per migliorare l’allocazione del portafoglio.
Nonostante il successo nel convogliare i risparmi verso i BTP, la sfida resta quella di informare correttamente i clienti sui costi della consulenza finanziaria. Secondo Andrea Resti dell’Università Bocconi, molti clienti non sono consapevoli dei costi significativi legati alla consulenza ricevuta nelle filiali. Inoltre, l’Italia si posiziona quart’ultima in una classifica di 39 paesi sull’alfabetizzazione finanziaria degli adulti, evidenziando la necessità di migliorare l’educazione finanziaria per scelte d’investimento più consapevoli.